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2022-10-15 02:41:28 By : Mr. Zhixiang Yin

Alcuni chef professionisti non intendono rinunciare ai fornelli tradizionali e, insieme all’industria del gas, si oppongono ai tentativi di favorire il passaggio a immobili interamente elettrici.

Nell’estate del 2019 il consiglio comunale di Berkeley, in California, ha intrapreso un’azione coraggiosa e senza precedenti: ha proibito gli allacciamenti alla rete del gas naturale nella maggior parte delle nuove opere edilizie.

La consigliera Kate Harrison, sostenitrice della nuova ordinanza, stava cercando un sistema per ridurre le emissioni di carbonio della città. “Nel cercare l’origine delle nostre emissioni abbiamo scoperto che il contributo derivante dall’uso del gas naturale negli edifici era molto significativo”, spiega Harrison. Infatti rappresentava addirittura il 37% del totale della città. Le automobili sono un’altra fonte notevole, ma la città non ha l’autorità per regolare le emissioni dei tubi di scappamento mentre l’edilizia “è un campo in cui possiamo intervenire”, prosegue Harrison.

L’ordinanza pionieristica di Berkeley ha dato il via a tutta una serie di iniziative simili. Dal 2019, oltre 40 città della California hanno approvato misure analoghe. Simili proposte di vietare gli allacciamenti alla rete del gas sono attualmente in fase di valutazione in Colorado, nello Stato di Washington e in Massachusetts.

Gli esperti del clima sostengono da molto tempo che edifici vecchi e nuovi dovranno affrancarsi dall’uso dei combustibili fossili. Oggi gli immobili sono la causa di oltre un quarto delle emissioni di gas serra degli Stati Uniti, una quantità che dovrà diminuire rapidamente se il Paese vuole raggiungere i propri obiettivi di riduzione delle emissioni indicati nell’Accordo di Parigi.

Ma il crescente movimento per ridurre gli allacciamenti alla rete del gas ha anche scatenato un’aggressiva campagna da parte dell’industria del gas naturale per impedire preventivamente i divieti. 

L’American Gas Association, un gruppo commerciale del settore, ha promesso in un comunicato diffuso via e-mail di “opporsi in modo assoluto a qualunque iniziativa per bandire il gas naturale o escludere la nostra infrastruttura ovunque queste iniziative si concretizzino, a livello statale o comunale”. Fino a oggi sei Stati, tra cui Arizona, Kansas, Louisiana, Oklahoma, Tennessee e Utah, hanno approvato leggi che proibiscono tali divieti e normative simili sono in fase di studio in altri 14 Stati.

Poiché gli edifici utilizzano così tanta energia, rappresentano potenzialmente una parte importante di qualunque soluzione alla crisi climatica.

A livello globale gli edifici sono responsabili di quasi il 30% di tutte le emissioni di CO2 relative all’energia, secondo il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, percentuale che arriva fino al 40% circa se si includono le emissioni generate durante la costruzione. Il loro contributo sta aumentando parallelamente all’incremento dell’edilizia nei paesi sviluppati e in via di sviluppo. Alcune proiezioni suggeriscono che le emissioni degli immobili potrebbero raddoppiare o triplicare entro il 2050 se non si concretizzano interventi di miglioramento in questo settore.

I 95 milioni di edifici residenziali e commerciali presenti negli Stati Uniti causano circa il 28% delle emissioni di gas serra del Paese. Due terzi di quel totale sono “emissioni indirette”, ovvero il carbonio che proviene dalle centrali che generano l’elettricità utilizzata negli immobili per illuminazione, condizionamento dell’aria e riscaldamento elettrico. Il restante 12% — all’incirca pari all’intera nazione del Brasile o poco più dell’intera Germania — sono le cosiddette “emissioni dirette” che provengono innanzitutto dal gas naturale e dal gasolio per riscaldamento bruciati negli edifici stessi per riscaldare gli ambienti e l’acqua.

La sfida è fare in modo di risanare entrambi i tipi di emissioni. Il settore dell’elettricità negli Stati Uniti sta già affrontando una transizione ecologica: le sue emissioni si sono ridotte del 30% circa dal picco raggiunto nel 2005 in gran parte grazie all’uso delle fonti di energia rinnovabili, come quella eolica e solare, che sostituiscono carbone e gas naturale nelle centrali elettriche. Questa tendenza è destinata certamente ad accelerare nei prossimi anni, quando saranno disponibili ancora più fonti di energia rinnovabile.

Per eliminare completamente il carbonio dagli edifici del Paese, tuttavia, sarà necessario affrontare la questione delle emissioni dirette e, secondo gli esperti, il modo migliore è convertire gli edifici in modo da utilizzare esclusivamente l’elettricità. Se a partire dal 2022 tutte le nuove costruzioni negli USA fossero realizzate facendo affidamento esclusivamente sull’elettricità, le emissioni globali del settore edilizio crollerebbero dell’11% entro il 2050, secondo le analisi del Rocky Mountain Institute (RMI), un’organizzazione non profit con sede in Colorado specializzata nei problemi legati a efficienza energetica e sostenibilità.

L’RMI, inoltre, ha determinato che ammodernare le costruzioni esistenti con componenti esclusivamente elettrici, a partire dal 2030, porterebbe a una riduzione pari al 90% delle emissioni del settore entro il 2050, secondo Mike Henchen, che fa parte di RMI. In quello che potrebbe essere il più ambizioso intervento di contrasto alle emissioni edilizie, nel 2019 la città di New York ha approvato una legge in base alla quale la maggior parte degli edifici più grandi, sia commerciali che residenziali, dovranno ridurre le loro emissioni del 40% entro il 2030 (l’Empire State Building ha già raggiunto quell’obiettivo).

Sebbene i vantaggi per il clima dalle sole nuove costruzioni siano relativamente ridotti, poiché ogni anno vengono costruiti pochi edifici nuovi, secondo gli esperti smettere di utilizzare i combustibili fossili in tali costruzioni porterà innumerevoli vantaggi per l’ambiente e il clima nel lungo periodo.

“La nostra situazione è già drammatica quindi non possiamo continuare a peggiorarla”, aggiunge Sara Baldwin, esperta di edilizia presso il centro di ricerca sul clima e l’energia Energy Innovation.

Un tempo il gas naturale veniva presentato come un’alternativa pulita al carbone e al gasolio da riscaldamento, pubblicizzato come “combustibile ponte” che avrebbe aiutato a ridurre le emissioni globali di carbonio offrendo al contempo energia affidabile ed economica. Ma ora il suo ruolo in un futuro a ridotta presenza di carbonio viene messo in discussione.

Il gas naturale è principalmente composto da metano, o CH4, ma quando viene bruciato si trasforma soprattutto in CO2, contribuendo — anche se in misura minore rispetto al carbone e al gasolio — all’accumulo a lungo termine nell’atmosfera del principale gas serra. Ma l’aspetto peggiore è che il metano stesso è un gas serra estremamente potente, un gas che, nei 10-20 anni necessari affinché si trasformi naturalmente in CO2 nell’atmosfera, è 84 volte più capace di intrappolare il calore vicino alla superficie terrestre.

Perciò quando il gas naturale fuoriesce da un fornello difettoso o da una perdita lungo uno dei quasi cinque milioni di chilometri di tubature che attraversano in lungo e in largo gli Stati Uniti, può contribuire in modo notevole al riscaldamento globale. Molte delle linee lungo l’ampia rete di distribuzione sono vecchie e necessitano di manutenzione o sostituzione. Alcuni studi recenti indicano che l’infrastruttura delle condutture di gas naturale sia soggetta a perdite cinque volte superiori a quanto precedentemente stimato. Tali perdite potrebbero avere effetti potenzialmente dannosi sulla salute e la sicurezza, nonché sul clima.

Ma non è tutto. Dal 2009 i costi per la manutenzione dei sistemi di distribuzione del gas sono triplicati, secondo l’analisi del Rocky Mountain Institute, e non potranno che continuare ad aumentare. Quei costi finiscono per ricadere sui consumatori. In California la commissione statale per l’energia prevede che entro il 2050 i consumatori potrebbero andare incontro a spese più che raddoppiate per il gas.

Oggi, il gas naturale viene fornito a circa sei milioni di aziende e a 180 milioni di persone, garantendo il riscaldamento a circa la metà delle abitazioni negli USA, secondo i dati dell’American Gas Association. A titolo di confronto, il 12% di tutte le abitazioni negli Stati Uniti sono dotate di riscaldamento a gasolio, e il resto a elettricità, principalmente tramite pompe di calore.

Ogni minuto, in media, viene allacciato alla rete del gas naturale un nuovo cliente, secondo quanto contenuto in un report del 2018 dell’associazione del gas. Ciò significa 500.000 nuovi allacciamenti all’anno che potrebbero essere evitati con l’elettrificazione, afferma Baldwin.

“Se nelle nuove abitazioni si installano i tubi del gas naturale, le persone tendono a continuare a usare quell’impianto”, afferma Ken Gillingham, specialista in economia ambientale ed energetica presso l’Università di Yale.

“Eliminare il gas avrebbe un impatto devastante senza produrre i vantaggi ambientali sostenuti da alcuni”, avverte l’associazione del gas nel suo comunicato via e-mail.

Oggi, un americano su quattro vive in una casa interamente elettrificata, soprattutto nel Sud, dove sono maggiori le esigenze legate al condizionamento rispetto al riscaldamento. Ma le costruzioni interamente elettrificate si stanno diffondendo anche dove il clima è più fresco, man mano che i costi di installazione e realizzazione si riducono e la tecnologia compie passi avanti. Le prestazioni delle pompe di calore elettriche sono migliorate a tal punto che il Maine, lo Stato che dipende più di tutti gli altri dal gasolio da riscaldamento, nel 2019 ha approvato una legge in base alla quale entro il 2025 dovranno essere installate 100.000 pompe di calore nelle abitazioni.

Una delle sfide più complicate del passaggio dal gas all’elettricità è mantenere i costi delle utenze entro un livello sostenibile. Ad esempio, il 70% dei residenti delle comunità a basso reddito sono inquilini che potrebbero subire contraccolpi su diversi fronti. Se le loro abitazioni diventassero interamente elettriche, le bollette delle utenze aumenterebbero, soprattutto nel caso in cui i lavori di ristrutturazione non includessero le modifiche necessarie, come migliorare l’isolamento o installare elettrodomestici più efficienti. La riqualificazione delle abitazioni, a sua volta, potrebbe favorire il fenomeno della gentrificazione allontanando i nuclei a basso reddito dai loro quartieri. E, a lungo termine, via via che un numero sempre maggiore di clienti annullerà i contratti con le aziende del gas, chi rimane potrebbe essere costretto a pagare bollette più care, poiché i costi fissi del sistema di distribuzione verrebbero suddivisi tra un gruppo più ristretto di clienti.

“Il problema dell’elettrificazione di un edificio non riguarda più solo la sfera delle prestazioni edilizie ma si pone al centro della giustizia ambientale”, spiega Carmelita Miller, esperta di energia e diritto presso il Greenlining Institute, secondo il quale una transizione equa verso la completa elettrificazione si può ottenere solo includendo le comunità di colore nella pianificazione e nella progettazione delle politiche fin dall’inizio del processo.

Anche le preferenze personali possono intralciare la strada verso la conversione all’elettrificazione completa. “Le persone hanno un attaccamento emotivo ai tradizionali fornelli a gas”, racconta Fei Wang, esperta in costruzioni per la società di analisi energetiche Wood Mackenzie. Alcuni chef professionisti, in particolare, hanno espresso la loro predilezione per le fiamme dei fornelli a gas — sebbene altri abbiano accettato i piani cottura a induzione magnetica, una tecnologia all’avanguardia nel settore delle cucine elettriche. La California Restaurant Association ha fatto causa alla città di Berkeley sei settimane prima che la nuova ordinanza entrasse in vigore l’anno scorso e alcune città come Denver, in Colorado, hanno definito specifiche eccezioni in modo che alcuni possano continuare a usare i propri fornelli.

Tutti questi problemi contribuiscono a rallentare l’eliminazione del gas. Anche se le ordinanze locali hanno il vantaggio di permettere alle città di adattare i propri obiettivi climatici alla disponibilità dell’elettorato ad accettare il cambiamento, questo passaggio all’elettrificazione a macchia di leopardo non si sta realizzando al ritmo desiderato, spiega Ted Lamm, esperto presso il Center for Law, Energy, and the Environment dell’Università della California di Berkeley.

La legislatura dello Stato di Washington sta prendendo in considerazione un progetto di legge ambizioso per impedire l’uso dei combustibili fossili nei nuovi edifici a partire dal 2027 e la California sta aggiornando i regolamenti edilizi che probabilmente richiederanno che tutte le nuove costruzioni siano “electric-ready”, ovvero pronte per l’elettrificazione, entro il 2023. Ma in assenza di una legislazione statale o federale più incisiva, prosegue Lamm, il ritmo non aumenterà mai a sufficienza per raggiungere i benefici promessi dall’elettrificazione completa.

“L’iterazione è positiva. Ma non lo è così tanto quando ci troviamo di fronte a una scadenza molto ravvicinata che non possiamo permetterci di ignorare”, prosegue, riferendosi all’urgenza del problema climatico. “Non stiamo proseguendo abbastanza velocemente per raggiungere l’obiettivo finale”.

In alcune città i divieti di allacciarsi alla rete del gas stanno già creando conflitti. La città di Windsor, nella Contea di Sonoma a nord della Bay Area di San Francisco, ha revocato il proprio divieto dopo che era stata citata in giudizio. A Brookline, in Massachusetts, un sobborgo di Boston che aveva approvato una norma riguardante sia le nuove costruzioni che la ristrutturazione della rete fognaria, l’amministrazione statale ha sospeso il divieto, affermando che la città non poteva stabilire standard che fossero diversi da quelli dello stato stesso.

Quando Berkeley ha iniziato a considerare il divieto, la città aveva già cercato nuovi sistemi per ridurre la propria impronta di carbonio. Aveva già installato lampadine a LED nei 76.000 lampioni cittadini e aggiunto piste ciclabili e stazioni di ricarica per i veicoli elettrici. Ma era ben lontana dal raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni che si era posta autonomamente nel 2009.

Harrison, membro del consiglio comunale, sapeva che l’esigenza di affrontare il problema era sempre più pressante mentre i cittadini vedevano le loro case avvolte dal fumo provocato dagli incendi, intensificati dalle condizioni climatiche, e soffocate dalle ondate di calore da record. Dopo aver rivisto il codice edilizio della città, i consiglieri comunali avevano deciso che disponevano delle basi legali per modificarlo.

Harrison, che aveva già convertito la propria casa all’elettricità dopo la rottura della caldaia a gas, ha organizzato una dimostrazione del piano cottura a induzione per sostenere la causa dell’addio al gas. A luglio la misura è stata approvata all’unanimità e con il consenso popolare, incluso quello del Pacific Gas & Electric, il quinto maggiore distributore di gas naturale ed elettricità della nazione.

La nuova ordinanza per il momento non affronta la questione di come favorire l’eliminazione del gas da tutti gli edifici esistenti di Berkeley. Ma secondo Wang, l’analista di Wood Mackenzie, è sempre meglio di niente.

“Non deve essere per forza tutto o niente”, conclude, “l’importante è iniziare da qualche parte”.